Nel cuore della Valle Camonica, la chiesa di Corti di Costa Volpino ospita le opere di Franca Ghitti, una delle scultrici più importanti del XX secolo. La combinazione tra l’arte contemporanea di Ghitti e la semplicità della chiesa novecentesca in cemento è davvero suggestiva: il suo lavoro si snoda lungo le vetrate, realizzate tramite una tecnica di vetrocemento che l’artista camuna usò per la prima volta in Kenya sul finire degli anni Sessanta.
Franca Ghitti nacque a Erbanno (frazione di Dario Boario Terme) nel 1932 in una famiglia di artigiani e agricoltori. Fin da giovane mostrò un vivo interesse per l’arte e la cultura della Valle Camonica, area ricca di storia e tradizioni, ma soprattutto di segni (basti pensare alle incisioni rupestri per le quali è famosa). Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera si trasferì a Parigi, dove approfondì i suoi studi e iniziò a sviluppare un proprio stile artistico. Studiò all’Académie de la Grande Chaumière e trascorse anche qualche tempo a Salisburgo, dove frequentò il corso di incisione diretto da Oskar Kokoschka.
Le opere di Franca Ghitti si caratterizzano per l’uso di materiali semplici e naturali come il legno, il ferro e la pietra. Le sue sculture spesso richiamano forme e simboli della tradizione camuna, reinterpretati in chiave contemporanea. Tra i suoi lavori più noti ci sono le «Mappe», tavolette di legno corredate da reti in metallo e chiodi.
Ghitti, che è scomparsa a Brescia nel giorno di Pasqua del 2012, ha poi realizzato numerose opere pubbliche, tra cui installazioni monumentali in Italia e all’estero. La sua capacità di dialogare con l’ambiente circostante e di integrarsi armoniosamente nei contesti urbani e naturali ha reso le sue opere particolarmente apprezzate. Ecco perché ha lasciato un’eredità artistica significativa, influenzando numerosi artisti contemporanei (anche attraverso l’istituto d’arte fondato proprio a Darfo). I suoi lavori sono esposti in importanti musei e collezioni private e la sua vita e il suo lavoro sono oggetto di studi e pubblicazioni.
Costa Volpino, in provincia di Bergamo, conserva alcune delle opere più note e apprezzate di Franca Ghitti, ovvero le vetrate devozionali realizzate per la chiesa di Sant’Antonio Abate, nella frazione di Corti.
La chiesa novecentesca fu progettata dall’architetto Luigi Cottinelli a partire dal 1960. La costruzione avvenne concretamente tra il 1971 e il 1973, ma fu solo nel 1977 che Franca Ghitti concluse la rappresentazione delle imponenti e vivaci vetrate che completano la chiesa altrimenti in cemento. Rappresentano alcune scene dalla Genesi, dall’Apocalisse e dalla Beatitudini e sono particolarissime soprattutto per la tecnica.
Si tratta infatti della tecnica del vetrocemento che Ghitti mise a punto alla fine degli anni Sessanta per la chiesa degli Italiani a Nairobi, in Kenya.
Il periodo trascorso da Franca Ghitti in Kenya merita un piccolo approfondimento, dato che in Africa trascorse due anni su incarico del Ministero degli Esteri. Dalle culture tribali e autoctone apprese il valore dei sedimenti, intesi come «altri alfabeti» lasciati dalle società precedenti.
Il ciclo narrativo di arte sacra per la chiesa di Nairobi è dunque un esempio di questa ricerca: Ghitti lo realizzò coinvolgendo la comunità locale, chiedendo le testimonianze in forma di sedimento tribale, codice che poi riportò nella sua Valle Camonica.
Le vetrate nella Chiesa di Corti di Costa Volpino sono dunque espressioni artistiche, ma sono anche potenti strumenti di meditazione e preghiera, indagine sociale e narrazione popolare. Ecco perché valgono una visita: la loro presenza nel luogo di culto offre un’opportunità di riflettere sulla propria fede attraverso l’arte.